giovedì 7 agosto 2008

Percezione ingenua e categoriale





La percezione in quanto funzione sostitutiva dell'azione svolge un ruolo fondamentale nella nostra vita, nello sviluppo della coscienza individuale e collettiva e nel millenario processo di adattamento dell'uomo alla natura (arte) e di sopravvivenza e dominio sulla natura (scienza). Nella psicologia sperimentale contemporanea la percezione è definita quale "discriminazione differenziale", per cui l'atto di collegare i cinque sensi con il sistema sensoriale corporeo (pelle, organi, ghiandole e corpo sottile) non è mai ricezione neutra di stimoli, ma diventa una effettiva scelta che si traduce in decisione e quindi azione. Spesso non ne siamo consapevoli, ma attraverso la percezione selezioniamo tra una vasta gamma di fenomeni visivi e di stimoli sensoriali le informazioni che ci occorrono per evolvere, crescere, espanderci e godere delle situazioni che più ci interessano, come l'amore, il lavoro, il denaro, la salute. Dalla percezione dipendono le nostre scelte e decisioni e quindi la felicità, il benessere e il godimento di tutte le circostanze della vita, anche le più banali.

Purtroppo non siamo educati alla percezione della realtà e corriamo il rischio di non comprendere i segnali che ci avvertono della presenza dell'ostilità, dell'arroganza, dell'attaccamento, della gelosia e dell'infatuazione, emozioni primarie che regolano in forma subconscia i rapporti tra gli individui (percezione ingenua). Inoltre abbiamo l'abitudine di selezionare le informazioni, di schedarle e di riporle nella memoria di lavoro secondo un ordine funzionale ai nostri programmi e obiettivi, riducendo di fatto la ricchezza delal realtà in pezzi scomposti, come in un puzzle che non si ricomporrà mai più. (percezione categoriale).

La percezione ingenua e quella categoriale sono le due facce di una stessa medaglia, che potremmo definire come livello di coscienza "grossolano". in questa dimensione di coscienza, peculiare della massa silenziosa che si fa manipolare, suggestionare e persuadere dai mezzi di comunicazione delle immagini, germinano i semi dell'illusione e dell'ignoranza. Da questi due semi si sviluppano gli alberi della mistificazione della realtà e gli aspetti deteriori dell'egoismo, del dubbio e dell'assenza di rimorso e vergogna per il male commesso. E' ormai noto che lo stupro e la violenza di gruppo fine a se stessa, non solo sono sostenuti dalla percezione di rimanere impuniti, ma soprattutto dal fatto che non si registrano più i rimorsi e il senso di vergogna, disinnescati dalla percezione di gruppo, forma perversa di "percezione categoriale" collettiva.

La favola di Cappuccetto rosso è un esempio di educazione alla percezione consapevole. La realtà non è fatta di bontà e non è vero che siamo tutti fratelli, amorevoli e compassionevoli verso il prossimo. La realtà è fatta di lupi e di agnelli, di anime ingenue e di anime manipolatrici, di individui scaltri ed esperti e di persone ignoranti e illuse; ma tutti siamo vittime inconsapevoli della percezione "satellitare", dello sguardo invisibile che ci scruta e analizza attraverso i sondaggi e le statistiche.



La favola di una possibile trasformazione

La favola di Cappuccetto Rosso ha una struttura più complessa di quanto si possa immaginare. Come tutte le storie concepite probabilmente a cavallo tra il 1650 e il 1700, anche la favola della bambina che si dimentica delle raccomandazioni della madre appartiene a una precisa corrente della filosofia alchemica che proprio in quei decenni aveva rivolto l'attenzione sul ruolo della percezione come strumento di indagine e consapevolezza della realtà.

La madre, simbolo della saggezza trasmessa dalle donne esperte della vita e dalla tradizione dei saggi e dei filosofi alchimisti, "invita" la figlia (l'anima psichica ancora ingenua e sprovveduta) ad affrontare le esperienze dei sentimenti e degli affetti (chiamata dagli alchimisti Rubedo, "arrossamento", da cui il significato simbolico del cappuccio rosso). La bambina dimentica presto le raccomandazioni della madre di non perdere tempo lungo il tragitto; è attratta dalle esperienze sensoriali e si sofferma a raccogliere fiori, fragole e frutti di bosco, metafora della ricerca di emozioni che contraddistingue la dimensione psichica ed emotiva dell'esperienza.

La filosofia alchemica afferma infatti che la fase di esperienza dei sentimenti deve essere il più breve possibile, poichè l'anima psichica, se rimane tale e non evolve in anima razionale (la nonna), corre il rischio di diventare vittima della "libido" altrui (il lupo). Il lupo è sempre in agguato, pronto a "cibarsi" dell'anima ingenua che non si accorge di essere osservata, studiata, analizzata in tutti gli aspetti, anche quelli a sfondo commerciale, politico e demoscopico.

La seconda parte della favola descrive il processo con cui l'anima psichica viene "inglobata" dal sistema delle abitudini sociali attraverso sistemi occulti di manipolazione della psiche individuale e collettiva. Noi non ce ne accorgiamo, ma il lupo veste i panni della nonna (la razionalità ritenuta buona e saggia) molto più spesso di quanto crediamo. Dietro l'apparente aspetto di "grandezza" esteriore (che occhi grandi che hai...), e morale (che orecchie grandi che hai), si nascondono le fauci fameliche di coloro che conoscono i "trucchi" per ammaliare, suggestionare, convincere e inglobare l'anima psichica all'interno del sistema.

Che il sistema si chiami società consumistica, conformismo morale, passività intellettuale, ecc.. non ha importanza. L'individuo può salvarsi solo se affina la percezione sensoriale e intuitiva (il fiuto del cacciatore) e colpisce "al cuore" il sistema fondato sulla manipolazione delle informazioni e delle immagini. Solo in questo modo l'anima psichica può riemergere ancora viva dalle abitudini conformi agli scopi della sopravvivenza e della conservazione della specie e raggiungere un grado di coscienza razionale sufficiente per salvarla da ulteriori agguati.

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